INTERVISTA A ADA ROSA BALZAN, AUTRICE DEL LIBRO "L'IMPATTO ZERO NON ESISTE"
Durante l’evento che si è tenuto in Assimpredil Ance il 30 maggio scorso, ha presentato il suo libro che si
intitola “L’impatto zero non esiste”. Potrebbe spiegarci il perché
di questo titolo e se è davvero così?
Ogni scelta che facciamo ha delle conseguenze e genera un impatto. Parlando emettiamo CO2, utilizzando l’auto per andare al lavoro
generiamo emissioni, acquistando un oggetto generiamo un impatto spesso anche sociale sostenendo filiere produttive poco sostenibili
lato umano. In sintesi, ogni nostra azione, per il semplice fatto di essere al mondo, crea un impatto sociale, oltre che ambientale.
L’unica cosa che possiamo fare è minimizzare gli impatti negativi. Obiettivo del libro è fare chiarezza su un
concetto entrato nella nostra quotidianità, usato e abusato, spesso in modo scorretto
fino a casi limite di greenwashing, l’ambizione del testo è far capire e conoscere i concetti
chiave della sostenibilità in tutti i suoi aspetti, sia ambientali sia sociali sia di governance, i famosi
criteri ESG. Uscire dall’idea che green sia sinonimo di sostenibilità ed averne consapevolezza.
Spesso sentiamo parlare di sostenibilità, ma sul termine c’è davvero molta confusione. Qual è la
declinazione corretta della parola sostenibilità? Iniziamo dicendo cosa non è: non è solo green appunto perché purtroppo molto spesso è associata quasi
esclusivamente a temi ambientali, non è solo energie alternative, non è solo il tema Plastic free o la Circular Economy
che comunque sono importanti per attuare una transizione. Sostenibilità è un concetto molto più ampio che
copre tutte e tre le aree degli ESG, criteri ambientali sociali e di governance che non sono disgiunti tra loro, vanno analizzati ed
affrontati nel loro insieme per trovare un giusto equilibrio. È necessario un salto culturale che consenta di passare
dall’estemporaneità di singole azioni virtuose alla creazione di modelli di business che abbiano un impatto positivo su
tutta la collettività; non si parla più di profitto ma di prosperità. Questo si può ottenere solo
attraverso un percorso prima di tutto culturale che richiede una strategia e strumenti che ne
consentano l’attuazione. La sostenibilità viene spesso vista come un obbligo anziché
una grande opportunità che porterebbe benefici a tutti, oltre alla longevità dell’economia.
Investire nella sostenibilità è una azione indispensabile e necessaria se si vuole
salvaguardare l’economia ed il nostro futuro.
Durante l’evento ha parlato delle 4 C
della sostenibilità. Potrebbe dirci in sintesi di cosa si tratta? Sono i temi fondamentali di un
percorso di sostenibilità: capire, costruire, concretizzare e comunicare. Capire i pilastri, i concetti chiave,
comprenderne il valore e la necessità; costruire un percorso concreto e misurabile perché si può
monitorare e dunque migliorare solo ciò che è misurabile; concretizzare in azioni reali e non solo in proclami
di marketing senza fondamento, non si migliora lo stato attuale con i buoni propositi ma con azioni reali; ed infine, una volta
compreso e concretizzato si può comunicare quanto si è fatto.
La comunicazione è l’ultimo step. Ecco perché abbiamo ideato SI Rating (Sustainability Impact Rating)
per aiutare le aziende anche di piccole dimensioni ad intraprendere un percorso di misurazione di tutte le tematiche ESG, ambientali
sociali e di governance, ed anche quanto ci sia adoperi concretamente in merito ai 17 obiettivi delle Nazioni Unite, anche essi da
affrontare nella loro totalità e non perseguirne alcuni tralasciando gli altri. Uno strumento pratico che evidenzia i punti
di forza e quelli da migliorare con suggerimenti pratici per attuare un piano di sviluppo idoneo alla specifica realtà analizzata,
per espandere il proprio mercato, per creare un piano di marketing solido ed inattaccabile che non cada, a volte anche in buona fede,
nel greenwashing e non ultimo anche per ricevere tassi agevolati ed un canale preferenziale nel mondo
bancario finanziario. Basta entrare in un supermercato e vedere quanti messaggi sono incentrati sui temi della sostenibilità.
Questo libro vuole proprio fare chiarezza anche sul confine fra ciò che è sostenibile e ciò che invece è
strumentalizzazione della sostenibilità. Tema sempre più attuale visto che anche
la Commissione Europea ha deciso di pubblicare una proposta di Direttiva sulle affermazioni green, una sorta di carta verde
contenente regole minime e requisiti per contenere il greenwashing e le dichiarazioni ambientali fuorvianti. Bisogna favorire
una informazione chiara e reale che non confonda e tragga in inganno il consumatore finale che, seppur negli ultimi anni abbia
aumentato l’attenzione sui propri acquisti, deve poter distinguere realmente cosa sia ad impatto minimo e sostenibile
e non “solo” naturale. 100% naturale è uno dei messaggi più usati e rientra invece nel primo
caso più diffuso di greenwashing, in quanto non sta dando nessun valore aggiunto al prodotto, anche l’arsenico è 100% naturale, qualità che non lo rende certo un prodotto sano e sostenibile.