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SPAZIO ALLA FILIERA

I produttori sono "pronti a fare la propria propria parte" garantisce Alfonso Di Bona, amministratore delegato di Calcestruzzi ma "abbiamo bisogno di normative", dalla revisione dei prezzi nei contratti pubblici, alla liberalizzazione dell'utilizzo dei combustibili alternativi per ridurre i costi energetici. Per Derek Sala, responsabile del mercato Nord-Ovest di Marazzi Group, "siamo al limite del dramma: non sappiamo cosa abbiamo davanti e con questi presupposti diventa antieconomico produrre". Non solo il prodotto costa di più, ma i margini dell'azienda sono azzerati. "Si cerca di fare fronte comune". Della stessa idea è anche Veronica Squinzi, amministratore delegato di Mapei: "è necessario serrare i ranghi. Siamo riusciti con difficoltà a far fronte alle problematiche e la domanda per ora è rimasta buona. Ma se la situazione non si normalizza, quanto a lungo la filiera reggerà agli squilibri?". Il monito è chiaro: "Bisogna fare presto. Solo con soluzioni certe in tempi rapidi metteremo in sicurezza tutti i segmenti della filiera". Una filiera da "tenere unita, con un'unica voce" dice Giuseppe Freri, presidente di Federcomated: "Dobbiamo confrontarci e fare delle proposte, solo con queste riusciamo a portare a casa qualcosa".

Aderisce al grido di allarme Marco Accornero, segretario generale di Unione Artigiani: "Il comparto dell'artigianato è composto da micro e piccole imprese ed è stato ampiamente travolto dagli eventi degli ultimi mesi". Nel territorio di Milano e Monza "contiamo 35 mila imprese artigiane che danno lavoro a circa 120 mila addetti". Un comparto importante, eppure "spesso è il subappaltatore più debole, che risente a cascata delle difficoltà del committente principale".

Se si dovessero mantenere i prezzi attuali "l'industria manifatturiera lombarda pagherà una bolletta energetica pari a 11,5 miliardi di euro" ammonisce il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, "un rialzo enorme che avrà impatti sul lavoro di molte delle nostre imprese". Servono quindi "provvedimenti immediati per impedire che le aziende chiudano e, nel medio termine, una diversificazione del mix energetico, così da ridurre le dipendenze da paesi politicamente instabili". Per Alessandro Maggioni, presidente nazionale di Confcooperative Habitat, il settore è chiamato a "un passaggio strutturale epocale: la globalizzazione e le interconnessioni saranno un problema. Dobbiamo essere attrezzati e ricollocarci in questo quadro mutato" avverte.

Le criticità rischiano anche di bloccare gli interventi di rigenerazione urbana. "Senza edilizia non c'è rigenerazione, e senza questa non c'è neanche mercato immobiliare" nota Filippo Oriana, presidente Aspesi. Così, "si blocca non solo il lavoro di società e imprese, ma anche il rilancio di Milano e dell'intero Paese". Ci troviamo, secondo Silvia Rovere, presidente Assoimmobiliare, in una "bolla": una forte crescita del mercato delle costruzioni a cui non corrisponde maggior reddito disponibile delle famiglie. "Con il superbonus 110% abbiamo favorito degli interventi estremamente costosi per il bilancio dello Stato in un periodo molto breve" spiega, "forse con un incentivo adeguato avremmo potuto realizzare rigenerazioni urbane in tutte le città italiane". L'auspicio è quello di lavorare perché gli incentivi in futuro "siano sostenibili e con ottica di medio e lungo periodo". Necessario, secondo Paolo Meneghini, presidente e amministratore delegato di A2A Solution, portare all'attenzione del legislatore un tema di "stabilità normativa". Avendo avuto tempi stretti "si è creato un sovraffollamento, ma se non si ha visibilità chiara dei meccanismi con cui si fanno investimenti, una pianificazione di crescita diventa difficile". Sulla stessa linea è Fabrizio Pascazio, responsabile commerciale imprese di Intesa Sanpaolo: "Ad oggi siamo arrivati a quasi 12 miliardi di lavori per i quali ci verrà chiesta la cessione del credito" spiega, ma serve "il contributo di tutti. Sarebbe veramente un peccato sprecare questo incredibile momento e questa grande opportunità".

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