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PROTAGONISTI

Intervista a Pierfrancesco Maran, Assessore alla casa e al piano quartieri del Comune di Milano

Una nuova società per la casa, norme che permettano di limitare gli affitti brevi, un ambizioso piano per aumentare gli alloggi in social housing a Milano. Sono alcuni punti cardine della “Nuova Strategia per la Casa”, il documento triennale con cui Palazzo Marino intende affrontare la questione abitativa nei prossimi anni. Il piano è stato al centro della discussione del Forum dell’Abitare, tre giorni di dibattiti e workshop aperti alla cittadinanza e promossi dall’assessorato alla Casa del Comune di Milano guidato da Pierfrancesco Maran.
 
Assessore Maran, in questi giorni continua senza sosta un acceso dibattito sull’abitare a Milano. C’è chi celebra il successo della città mettendo in secondo piano gli aumenti del mercato immobiliare e chi invece segnala con una certa preoccupazione la difficoltà a sostenere le spese per vivere in città. Chi ha ragione?
Milano è una città che cresce da dieci anni e ha intercettato il gradimento e il successo tipico di tante altre metropoli europee, penso a Parigi, Berlino, Barcellona e Londra. La sua capacità di attrarre persone ha generato una crescita del costo delle abitazioni, sia in vendita che in affitto. Trovo ingenerose le critiche mosse da alcuni allo sviluppo della città, ma credo anche che Milano debba rimanere una città per tutti. È con questo pensiero fisso che è stato redatto il documento “una Nuova Strategia per la Casa”.
 
Il piano è stato presentato alla città durante il Forum dell’Abitare, quali sono i punti centrali?
Abbiamo fissato le proposte del Comune di Milano per affrontare tutte le tematiche legate all’abitare, nel breve e nel lungo periodo. Credo ad esempio sia importante, dopo molti decenni, aumentare il numero di case popolari. Vogliamo portarle dalle 22mila attualmente disponibili a 25mila nei prossimi anni, invertendo finalmente la tendenza. C’è poi l’impegno a garantire case a prezzi equi: per questo è necessario proseguire lo sviluppo dei progetti di social housing e creare 10mila nuove opportunità abitative.
 
Tra le principali novità c’è la proposta di costituire un nuovo ente: la Società Casa.
Esattamente. Serve una società che non si limiti a gestire il patrimonio di edilizia comunale, ma lavori per allargarlo. Negli ultimi decenni il modello di gestione delle case popolari ha mostrato alcuni limiti, se non interveniamo il rischio è di assottigliare sempre di più il patrimonio di case pubbliche. Penso ad Aler, che negli ultimi decenni ha dovuto vendere il 30% dei suoi immobili per far fronte alle spese di mantenimento degli alloggi che necessitano lavori continui. Serve poi un impegno da parte del Governo affinché entri nell’azionariato e contribuisca a far fronte alle spese della nuova struttura. Non voglio rassegnarmi al declino dell’edilizia residenziale pubblica, ma, senza un intervento di questo tipo, sarà difficile invertire la tendenza.
 
Fronte mercato immobiliare. Avete individuato un target di cittadini che necessita di particolare aiuto per l’accesso al bene casa?
Oggi a Milano abbiamo una grossa fascia di persone in difficoltà: sono quelle che lavorano e non riescono ad avere accesso ad una casa popolare e, allo stesso tempo, non possono permettersi un immobile sul mercato privato. È a loro che va rivolta grande attenzione. Aggiungo che ci sono molti servizi essenziali di Milano che rischiano in prospettiva di trovarsi senza lavoratori se non saremo in grado di offrire case a prezzi accessibili.
 
Il progetto Casa ai Lavoratori, che avete da poco presentato, sembra andare in questa direzione?
Si tratta di un progetto pilota destinato proprio a quelle fasce di persone che lavorano a Milano, ma che faticano ad acquistare o affittare un appartamento. Per questo, abbiamo deciso di mettere a disposizione 316 alloggi di proprietà comunale, attualmente sfitti e non abitabili per mancanza di risorse necessarie alla ristrutturazione. Attraverso accordi con aziende pubbliche e private le case saranno destinate a dipendenti che si faranno carico dei costi di ristrutturazione e otterranno uno sconto significativo sul canone di affitto. Contiamo nei prossimi mesi di salire fino a 2mila appartamenti da assegnare con questa modalità che permetterà di offrire case in locazione a 500 euro al mese. 
 
Come pensate di rispondere a un mercato degli affitti che ha prezzi sempre più alti?
Credo sia necessario un forte intervento per aiutare chi vive in affitto a sostenere i costi. La prima proposta che abbiamo avanzato al Governo è quella di prevedere una forte agevolazione fiscale per chi ha un contratto di locazione. È una misura che potrebbe portare immediatamente una cifra pari a 250 euro al mese da mettere in detrazione.
 
Nel corso del Forum dell’Abitare si è parlato a lungo anche della necessità di limitare gli affitti brevi, introducendo delle limitazioni?
Come già successo a Venezia, Milano deve avere la possibilità di normare autonomamente gli affitti brevi. Tutte le grandi città europee, come Parigi, Barcellona, Berlino, Atene si stanno confrontando con le stesse difficoltà. Il rischio di espellere chi non può permettersi una casa a Milano è molto alto. Si tratta semplicemente di misure necessarie per introdurre delle regole ad un mercato che oggi non ne ha.
 
Non si tratta di una proposta che rischia di penalizzare i piccoli risparmiatori?
Penalizzare chi affitta la seconda casa e produce un reddito aggiuntivo per vivere o garantirsi un piccolo risparmio non è certo la nostra strategia. L’obiettivo è quello di introdurre degli accorgimenti rispetto alle proprietà immobiliari che possono disporre di numerosi appartamenti e mettendoli in affitto su piattaforme come Airbnb riducono il numero di case disponibili per gli affitti “lunghi” e tolgono la possibilità a lavoratori, studenti e ceto medio di affittare una casa a Milano ad un prezzo equo.


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