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CARO MATERIALI

Stanziamenti positivi attesi nel decreto Aiuti, determinante sarà l'attuazione

Appare positiva l'entità degli stanziamenti prevista dalla bozza del decreto Aiuti discusso in Consiglio dei Ministri ma non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il testo trapelato non offre tuttavia una facile interpretazione e si inserisce in un quadro normativo altamente stratificato. Si attende di capire come effettivamente i fondi saranno riconosciuti e fatti pervenire alle imprese.

Dalle indiscrezioni emerse 3,5 miliardi aggiuntivi dovrebbero essere stanziati per far fronte ai rincari dei materiali da costruzione e dell'energia e 2 miliardi circa dovrebbero fronteggiare gli aumenti relativi alle opere in corso o già aggiudicate di cui: 700 milioni alle opere del Pnrr, per le opere del Fondo nazionale complementare al Pnrr e per le opere commissariate; 770 milioni per le altre categorie di opere; 500 milioni ulteriori il Fondo per le compensazioni del 2021 e del primo semestre del 2022, già previsto dai decreti precedenti. Infine, 1,5 miliardi sarebbero destinati all'aggiornamento dei prezzari per le opere che saranno avviate successivamente al decreto Aiuti.

Per l'aggiornamento dei prezzari la norma prevederebbe lo stesso stanziamento di 1,5 miliardi previsto per il 2022 anche per altri quattro anni, fino al 2026: si vuole dare copertura al Pnrr in tutto il periodo di svolgimento.

Per calcolare le compensazioni, si prevede un adeguamento automatico dei prezzari aggiornati a fine 2021. Scatterebbe un incremento fino al 20%, temporaneo, nelle more di di aggiornamento dei prezzari regionali, che dovrà essere disposto entro il 31 luglio 2022 dalle regioni. In assenza di questa determinazione, saranno i Provveditorati alle opere pubbliche del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a intervenire nei successivi quindici giorni. Si tratta di un aggiornamento dei prezzari straordinario, che cessa di avere effetto a fine 2022 e possono essere utilizzati solo fino al 31 marzo 2023.

L'esecutivo sembrava intenzionato a riconoscere solo l'80% dell'incremento dei costi, mentre il restante 20% veniva considerato "rischio di impresa". Una tesi rigettata da Ance, secondo cui la guerra non può essere considerata un "rischio di impresa" e che gli aumenti dello scorso anno sono stati pagati in larga parte proprio dalle imprese. Di fronte a questa obiezione, il governo avrebbe portato la quota riconosciuta al 90% ma si è comunque in attesa del testo definitivo.

Nessun accenno alla revisione prezzi a regime: questa partita è rinviata all'attuazione dell'articolo 29 del decreto Sostegni ter, che prevede la possibilità per le amministrazioni appaltanti, a propria discrezione, di adeguare i prezzari sulla base delle rilevazioni dei decreti ministeriali.

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