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PRESIDENZA

Amiche e amici,

nel settore dei lavori pubblici si è assistito, da oltre quindici anni, ad una fortissima contrazione degli investimenti. A ciò si aggiunge, da decenni, l'assenza di una politica industriale che sia effettivamente orientata al rilancio degli investimenti infrastrutturali.

Il Pnrr rappresenta un'occasione unica per traghettare il Paese verso la crescita e la modernità, dove il 'peso delle riforme' è addirittura superiore al 'peso degli investimenti'. A tal fine, è indispensabile un cambio di passo: occorre riorganizzare il settore in maniera più snella, tempestiva ed organica, a partire dalla normativa, definendo una disciplina in linea con quello che l'Europa sta chiedendo da anni.

In poco più di quattro anni, il codice degli Appalti ha subito almeno due interventi normativi profondi, con un primo decreto correttivo nel 2017 e con lo 'Sblocca cantieri' nel 2019, che ne hanno completamente rivisto e/o sospeso gli aspetti fondamentali. Con il decreto 'Semplificazioni' si è optato poi per la creazione di un sistema normativo 'in deroga' fino al 31 dicembre 2021, termine poi prorogato dal decreto 'Semplificazioni bis' fino al 2023, con l'aggiunta di procedure derogatorie ad hoc per gli affidamenti del Pnrr. Un ecosistema normativo così mutevole ha completamente disorientato non solo gli operatori del settore, ma gli stessi giudici amministrativi, chiamati ad applicare al caso concreto regole schizofreniche, contraddittorie e mal coordinate. Non è concepibile il ritorno allo schema operativo della 'legge Obiettivo' e del General Contractor solo per ovviare alla carenza organizzativa della pubblica amministrazione: è necessario prevedere una nuova legge sui contratti pubblici più snella e maggiormente equilibrata, contenente le regole e i principi comuni per lavori, servizi e forniture, e un nuovo Regolamento attuativo, espressamente dedicato ai lavori pubblici, distinto da servizi e forniture, in cui recepire anche talune norme comunitarie.

Nel corso degli ultimi dieci mesi il legislatore ha adottato un serie di provvedimenti normativi volti a diminuire l'incidenza dell'aumento dei prezzi delle materie prime e dei principali materiali da costruzione sull'attività imprenditoriale degli operatori del settore delle costruzioni. Ad oggi, si contano, fra decreti-legge e leggi di conversione degli stessi finora promulgate, sette interventi normativi. Pur apprezzando l'attenzione del legislatore alle esigenze e alle preoccupazioni del settore, tali interventi non si sono rivelati idonei ad affrontare i problemi creati dal caro materiali. Nell'attesa di leggere il testo del nuovo decreto che verrà licenziato dal governo, si auspica che questo nuovo intervento normativo possa essere in grado di dare una vera risposta complessiva ai problemi del settore dei lavori pubblici dando anche un ordine razionale ed organico ai provvedimenti finora adottati. La spirale di incremento dei prezzi non si sia ancora fermata e nonostante la situazione sia critica, i contratti pubblici continuano a venire messi a gara ricorrendo a prezzari inadeguati, non aggiornati e, quindi, non in linea con prezzi effettivi di mercato. A tali condizioni gli operatori economici non sono in grado di presentare la propria offerta, anche considerato che non è stato ancora previsto un regime di revisionale funzionante e veramente adeguato, con la conseguenza che molte gare vanno deserte, sia piccole che grandi. La soluzione non può essere rappresentata dalla sospensione di tutte le gare in corso: vanno stabiliti con urgenza meccanismi che consentano di riguadagnare un equilibrio contrattuale, tenendo conto dei costi reali.

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