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Vicepresidente Botta: "Con il nuovo contratto nazionale di lavoro portiamo avanti le istanze del settore. Passi avanti su formazione e sicurezza"

Si può complessivamente considerare un successo il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro per l'edilizia siglato lo scorso 3 marzo?
Trovo che sia qualcosa di molto importante che i sindacati nazionali siano pronti a seguire l'Ance nelle sue richieste anche attraverso mobilitazioni generali. Pensare che gli scioperi non siano legati a una recriminazione nei confronti dei datori di lavoro ma nei confronti del governo non è cosa da poco. Il contratto si può dunque definire certamente positivo. Positivo sicuramente anche per quanto riguarda la formazione e la sicurezza, su cui si prendono impegni reciproci, ed è inoltre corretto che ci fosse un aumento delle paghe, vista l'inflazione. è stato poi risolto un problema annoso: quello della trasferta regionale. Se non ci fosse stata una regolamentazione, la Cassa edile e l'Ente di formazione unico della nostra associazione sarebbero andati in fallimento. Sembra una cosa secondaria per i non addetti ai lavori ma non avere una regola di questo tipo vuol dire far saltare in aria il sistema bilaterale.

Il rafforzamento degli inquadramenti professionali va verso una "qualificazione" del lavoro in cantiere e delle imprese che operano nel settore? Garantirà maggiore trasparenza a beneficio dell'intero comparto?
Assolutamente sì. La Carta d'identità Professionale Edile (CIPE) sarà un badge leggibile in modo semplice in cui saranno caricati tutti i dati del lavoratore, come i costi di formazione, la sorveglianza sanitaria, l'inquadramento eccetera. Non è da poco: tutte queste informazioni sarebbero altrimenti da richiedere al subappaltatore, in cartaceo o per email, diventando un aggravamento di documentazione da inviare e da ricevere. La qualificazione delle imprese, poi, è un problema ulteriormente emerso con i bonus edilizi, in cui ci sono in ballo soldi pubblici: sono mesi che chiediamo che le imprese che lavorano in questi cantieri siano qualificate. Analogamente, i lavoratori che entrano nei cantieri devono esserlo, e con il badge diventa tutto più facile.

Il "premio d'ingresso nel settore" per i neoassunti fino ai 29 anni potrebbe essere, secondo Lei, l'incentivo che mancava per incoraggiare i giovani ad avvicinarsi al mondo edile?
è sicuramente un buon inizio. Sono convinto che dobbiamo fare di più. Come settore, non abbiamo mai fatto un po' di "marketing" su com'è la nostra attività, che non corrisponde allo stereotipo dell'operaio con il cappello fatto con la Gazzetta dello Sport in testa. Dobbiamo informare chi deve entrare nel mondo del lavoro che ci sono, nel settore, impieghi estremamente qualificanti, in cui chi è bravo fa carriera. Non ci si limita a mettere un mattone sull'altro. Gli incentivi economici sono sempre utili ma dobbiamo sicuramente fare di più.

Il nuovo contratto si occupa molto del tema della sicurezza. In particolare, introduce un Piano Nazionale per la Sorveglianza Sanitaria. Questo sarà in grado di assicurare maggiore prevenzione per malattie e infortuni anche nelle imprese più piccole?
Quello della sicurezza è il tema al punto zero. Le visite mediche sono costose e portano via tempo, se il lavoratore deve andare in uno studio medico non è in cantiere a lavorare ma, giustamente, percepisce comunque il suo compenso. Ciò fa sì che i più piccoli, ma non solo, tendano a bypassarle. Questo piano "ristora" le imprese per queste ore investite in sorveglianza sanitaria e le impegna perché la facciano sul serio. è bene che ci sia da parte del medico competente una certificazione che attesti che il lavoratore abbia tutte le qualifiche fisiche per poter svolgere il proprio impiego, cosa che elettronicamente sarà poi inserita nella Carta d'identita del lavoratore e verificata in modo semplice in caso di subappalto.

Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza alle porte, prevedere una concertazione con le associazioni nazionali e territoriali sulle lavorazioni a ciclo continuo garantirà un'organizzazione dei lavori più efficiente e aderente alle necessità di ogni cantiere, scongiurando così degli abusi?
è uno strumento utilissimo, ed è altrettanto utile che sia stato inserito in modo chiaro in un contratto tra parti sociali dell'edilizia, perché le peculiarità dell'edilizia sono diverse da quelle degli altri settori. In alcuni casi è necessario lavorare su più turni. Penso alle metropolitane: per creare meno disagi possibili ai cittadini, è giusto che si possa lavorare a ciclo continuo, però questo deve essere regolamentato dalle parti sociali e non imposto dal datore di lavoro.

Infine, un occhio alle sfide ambientali: il Catalogo formativo nazionale dovrà avere particolare riguardo nei confronti del "green building". Si tratta di un passo avanti verso la sostenibilità?
è un passo a metà tra una cosa assolutamente necessaria e una cosa che assomiglia più a un sogno. Un Catalogo formativo guardi al futuro, che punti a un'edilizia a chilometro zero, con un basso consumo energetico o all'utilizzo di materiali il più possibile ecologici, non può prescindere dall'essere uguale per tutto il territorio nazionale. Le parti sociali si sono ripromesse di compilarlo considerando che una formazione professionalizzante deve aiutare a capire quale tipologia di materiali, di semilavorati o di impiantistica deve essere preferibile per andare verso un minor utilizzo delle fonti energetiche, e arrivare così agli obiettivi al 2030 e al 2050 che l'Unione Europea e tutto il mondo si sono dati. A parer mio, in questo momento siamo lontani dal chilometro zero. Dobbiamo cercare di utilizzare più prodotti nazionali, o addirittura territoriali, invece di andare a cercare prodotti asiatici o americani che magari costano un pochino meno, ma che non aiutano il pianeta. La formazione in questo senso deve fare un passo in più.

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