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PRESIDENZA

Care amiche, cari amici,

in questi ultimi anni abbiamo dovuto necessariamente prendere confidenza con gli ESG, tre lettere che insieme compongono una delle sfide più complesse e insieme entusiasmanti del nostro tempo. Environment, Social e Governance sono parametri consolidati e determinanti nel definire le scelte di investitori, committenti e acquirenti, di fatto la nuova "bussola" che orienta gli affari. Bisogna prendere atto in fretta che la dimensione economica non è più sufficiente, da sola, a definire la sostenibilità di una strategia di investimento di un nuovo intervento immobiliare e che va integrata con obiettivi e azioni di carattere sociale, ecologico e di governance. Serve quindi un approccio che crei valore condiviso tanto per chi investe quanto per la società nel suo complesso.

Ma si badi bene: green compliance non è un concetto astratto ma piuttosto l'adesione concreta ai valori di sostenibilità dei soggetti apicali dell'impresa, che fanno scelte organizzativo-gestionali coerenti con la riduzione dell'impatto dell'attività aziendale sull'ecosistema ambientale e sociale della comunità. In gioco non ci sono solamente gli "economici" dell'impresa ma anche, e lasciatemi dire, soprattutto, la sua brand reputation e il posizionamento sul Mercato.
Sotto questa luce, dunque, il tema diventa prima di tutto culturale. Forte, infatti, può essere la tentazione prendere la "scorciatoia" del marketing, per cui basta trovare le parole giuste e voilà, la sostenibilità è servita nei comunicati e nelle presentazioni aziendali. Io penso invece che questo sia proprio il modo migliore per farsi del male con le proprie mani. Per essere chiari: o la sostenibilità dell'impresa è reale, trasparente e misurabile, oppure è meglio lasciare perdere.
Per questo motivo, e anche per quanto da imprenditrice sto vivendo in termini di richieste di aderenza dell'impresa ai criteri ESG da parte degli investitori di tutto il mondo, ho voluto fortemente che nella nostra Associazione venisse intrapresa una nuova strada verso la transizione ecologica.
Per noi costruttori quindi il focus è ovviamente sul cantiere.
Per questo motivo abbiamo avviato un percorso di accompagnamento e corretta informazione verso gli imprenditori per comprendere queste tematiche nel profondo e iniziare piani concreti di transizione ecologica. Assimpredil ANCE ha inoltre aperto lo Sportello TES (transizione ecologica e sostenibilità), che ha tra i suoi obiettivi anche l'aiuto alla riduzione delle emissioni delle imprese e dei prodotti edilizi.
Grazie al confronto costante con le imprese abbiamo elaborato e lanciato alla nostra ultima Assemblea generale "Cantiere Impatto Sostenibile", un codice di condotta che si declina in otto impegni concreti che abbracciano temi ambientali, sociali e di etica di impresa ed è messo a disposizione delle imprese che vogliono fare un passo avanti nella direzione della sostenibilità integrale.

Questo è l'impegno concreto di Assimpredil su un tema che il comparto delle costruzioni sta affrontando seriamente da molto tempo, cioè quello della rigenerazione urbana, portando all'attenzione di istituzioni e pubbliche amministrazioni il protagonismo dell'edilizia nel realizzare nuove comunità e nel rendere le nostre città più inclusive, sostenibili e a misura d'uomo.
Per entrare nel concreto, la rigenerazione urbana ha un impatto sociale fortissimo: oggi ben il 54% per cento della popolazione mondiale vive in aree urbane, con una previsione di crescita al 66% entro il 2050. Se da un lato il fenomeno dell'urbanizzazione ha favorito il progresso sociale ed economico a livello mondiale, dall'altro ha però contribuito allo sviluppo di condizioni di degrado e di povertà connesse all'inadeguata gestione delle risorse naturali a livello locale, alla scarsità o totale assenza di fondi da destinarsi a supporto dei servizi basilari e di adeguate strutture abitative per tutti. Attualmente a livello globale 828 milioni di persone vivono in città in condizioni di degrado e povertà urbana.
Importante è anche l'impatto ecologico della rigenerazione urbana, perché le città del futuro dovranno essere green,obiettivo raggiungibile attraverso la riduzione degli impatti negativi sull'ambiente, il potenziamento delle aree verdi e degli spazi pubblici sicuri ed inclusivi, con un'attenzione specifica rivolta alle periferie urbane. Infine, ma non ultimo, la rigenerazione urbana investe tutta l'economia, a partire dalle strategie e dalle relazioni tra gli attori della filiera.

La filiera delle costruzioni è inoltre per sua natura la "messa a terra" dell'agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile, soprattutto nel suo obiettivo 11, che richiama all'impegno di rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili. L'SDG 11 punta alla trasformazione dei centri urbani in città sostenibili attraverso l'accesso di tutta la popolazione ad alloggi, servizi basilari e mezzi di trasporto adeguati, economici e sicuri, soprattutto per le persone più vulnerabili. Le imprese possono adottare processi produttivi che tengano conto della protezione del patrimonio culturale e naturale del luogo dove operano; promuovere una mobilità green al proprio interno ed all'esterno; investire in progetti ed iniziative per la protezione ed a supporto delle popolazioni esposte a possibili disastri ambientali.
Occorre però anche rendersi conto del fatto che non ci può essere sostenibilità senza misurabilità. Per questo non lasciamo le imprese da sole ad affrontare questa grande sfida, e allo stesso tempo chiediamo che le Istituzioni e il Legislatore considerino le imprese come il loro più grande alleato per raggiungere quei livelli di sostenibilità e di decarbonizzazione che ci vengono richiesti dall'UE.
Il 2030 è molto più vicino di quanto si possa immaginare.

Regina De Albertis

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