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PROTAGONISTI

Virginio Trivella, consigliere delegato Assimpredil Ance: "Tra i dieci e i venti miliardi di euro di crediti da Superbonus nei cassetti fiscali di imprese che non riescono a ricollocarli"

Sembra ancora incagliato il sistema della cessione dei crediti relativi ai bonus edilizi. Qual è lo stato dell'arte?
L'ammontare complessivo giacente nei cassetti fiscali è, con ogni evidenza, di gran lunga maggiore rispetto ai dati citati dal sottosegretario all'Economia e alle Finanze, Maria Cecilia Guerra, nella risposta fornita all'interrogazione il 25 maggio 2022. Questi si riferiscono infatti solo ai crediti giacenti nei cassetti fiscali degli operatori (presumibilmente aggiornati a qualche settimana prima) e non ancora da loro accettati dopo 30 giorni dalla comunicazione all'Agenzia delle entrate: si trattava, a quella data, di 3,7 miliardi riferibili al superbonus e di 1,5 miliardi riferibili ad altri bonus. Più di 5 miliardi in tutto. Ma non si tratta dell'intero ammontare dei crediti presenti nei cassetti dei cessionari, ma solo della quota non ancora accettata, che è un indice del disagio vissuto da cessionari che, in difficoltà nella possibilità di individuare altri soggetti (tipicamente intermediari finanziari) a cui successivamente cedere i crediti d'imposta, prendono tempo prima di accettare irrevocabilmente la cessione (o la definitiva formalizzazione dello "sconto in fattura"), stante l'assenza di termini stringenti entro i quali l'accettazione deve essere effettuata. Ci sono operatori, ad esempio, che hanno contrattualizzato clausole che consentono loro di rifiutare la cessione qualora non riescano a ri-cedere i crediti. Ai crediti non ancora accettati devono essere sommati quelli che, alla data a cui si riferisce la risposta del Sottosegretario al Mef, erano già stati accettati e si può supporre che questi ultimi si siano rapidamente accumulati negli ultimi mesi, a causa dell'improvvisa frenata nell'acquisto dei crediti da parte dei soggetti finanziari fin dall'entrata in vigore del Decreto Antifrodi il 12 novembre 2022, Inoltre, dalla data della risposta del Sottosegretario sono passati due mesi in cui la situazione non è migliorata.

Verosimilmente, di quali somme stiamo parlando?
Sembra che crediti d'imposta oggetto di comunicazioni Cir avrebbero superato i 60 miliardi. Gli unici dati di questa natura risalgono al 30 settembre 2021: a quella data i crediti oggetto di comunicazione Cir ammontavano a 19,3 miliardi (6,5 miliardi per superbonus, 5,2 per bonus facciate, 3,8 per ecobonus, 3,4 per bonus casa e 0,4 per sismabonus). Poco più di un mese dopo si è verificato il blocco degli acquisti da parte delle banche, che si è protratto almeno fino ad aprile 2022, e alla fine dell'anno e nei mesi successivi sono state inviate le comunicazioni relative a tutte le spese sostenute nel 2021 e non precedentemente comunicate. Si tratta, per il solo superbonus, di una media di 3 miliardi al mese sino ad aprile (ultima data stabilita per la comunicazione). Per gli altri bonus non vi sono dati comunicati sistematicamente, ma si può ipotizzare che i crediti relativi al bonus facciate e agli altri bonus minori tra ottobre e fine aprile ammontino a diverse decine di miliardi. Questi sono quelli che le banche stanno assimilando con il contagocce.

Qual è il quadro della situazione secondo quanto stimato dall'associazione?
La nostra esperienza di rete nel 2022 è che i crediti da superbonus già oggetto di accordi vengono liquidati dalle banche con lentezza estenuante (fino a 6 mesi per completare le due diligence). Diventa ogni mese più difficile, poi, trovare istituti di credito disposti a impegnarsi ad acquistare crediti relativi a nuove operazioni. Sempre nel 2022, solo il 10% dei crediti relativi ai bonus minori generati da spese sostenute nel 2021 sono stati monetizzati. Prevediamo che una buona parte di questi potrà essere liquidata negli ultimi mesi del 2022, con un anno di ritardo. Alla data odierna, un buon 20% di questi crediti non ha ancora trovato una possibile destinazione a causa vari fattori, ritenuti insuperabili da quasi tutte le banche: una data di comunicazione precedente all'entrata in vigore del decreto Antifrodi; un taglio troppo esiguo; un credito oggetto di precedente cessione (per esempio ceduti dai professionisti che hanno operato sullo stesso cantiere, con i quali vi era l'accordo del ritiro dei crediti da parte dell'impresa, che poi li avrebbe ceduti a una banca). Penso che operatori più piccoli possano avere problemi anche molto peggiori. Per questi motivi, escludendo i crediti che sono stati riturati dai grandi soggetti energetici dotati di elevato battente fiscale e quelli già assorbiti dagli operatori finanziari, stimo che i crediti presenti nei cassetti fiscali di imprese che oggi incontrano difficoltà a ricollocarli possano ammontare a un valore complessivo che si colloca tra i dieci e i venti miliardi di euro.

A suo parere, è sufficiente quanto fatto dal governo per risolvere il problema?
Con la conversione del Decreto Semplificazioni fiscali è stato corretto un refuso presente nel Decreto Aiuti che limitava la possibilità di cessione a valle degli intermediari finanziari ai soli crediti oggetto di prima comunicazione a partire dal 1° maggio 2022. Con questa correzione le banche possono ora cedere anche i crediti generati prima di quella data. Resta però irrisolto il grave problema della responsabilità solidale che, attraverso una precisazione contenuta nella Circolare 23/E 2022, l'Agenzia delle entrate ha inteso estendere in ogni caso a tutti i cessionari, compromettendo in tal modo la possibilità di creare un vasto mercato secondario di cessionari finali che consentano alle banche di scaricare le proprie posizioni e di continuare a intermediare. Il rimedio contenuto nella legge di conversione del DL Aiuti, cioè la possibilità per gli intermediari finanziari di collocare i propri crediti su una vasta platea di cessionari, non serve a niente per due motivi. Da una parte, limita i suoi effetti ai crediti oggetti di prima comunicazione all'Agenzia a partire dal 1° maggio 2022 (quindi non riguarda i tantissimi crediti incagliati di cui sopra). Dall'altra, se pur aumenta di qualche ordine di grandezza il numero dei potenziali cessionari correntisti delle banche a cui queste possono cedere per ampliare la propria capacità di intermediazione, non affronta il problema della responsabilità solidale che è estesa anche a questi ultimi. La responsabilità solidale dei cessionari finali non aggiunge alcun elemento di garanzia contro le frodi rispetto alle due diligence effettuate necessariamente dagli intermediari, ma ha l'effetto di dissuadere la maggior parte dei soggetti che non hanno alcun interesse ad accollarsi rischi potenzialmente gravi per fatti sui quali non hanno alcun controllo, in cambio di modesti risparmi fiscali. Le uniche cessioni che potrebbero avere un senso sono quelle caratterizzate da un carattere speculativo particolarmente accentuato, che non rispondono certo a un apprezzabile interesse diffuso.

Cosa c'è da aspettarsi ora?
In questi giorni è in approvazione la legge di conversione del Decreto Semplificazioni Fiscali. Un emendamento di origine governativa consentirà di rimuovere il primo dei due ostacoli, quello della retroattività rispetto al 1° maggio, ma non affronta il nodo della responsabilità solidale, che è quello determinante. Di proposte per risolvere questo problema ne sono state avanzate, ma sono state respinte a causa dell'ostinata opposizione del Mef che continua a trincerarsi dietro la scusa della lotta alle frodi, quando è di tutta evidenza che il vero obiettivo è quello di ostacolare un meccanismo che facilita enormemente l'incentivazione degli interventi. In questo modo la soluzione del problema che è stato scaricato sulle imprese è stata rinviata di nuovo, questa volta di molti mesi, visto che probabilmente occorrerà attendere il rinnovo del Parlamento. Spiace constatare che anche l'ultima promessa pronunciata da Draghi nell'ultima frase del suo ultimo discorso al Parlamento non sembra essere stata particolarmente sincera.

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