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Presidente Buia: "2022 anno positivo, ma caro materiali rischia di frenare la crescita"

1) Gettiamo lo sguardo al nuovo anno. Come si presenta per il mondo delle costruzioni? Possiamo guardare con ottimismo al futuro?
Tutti gli indicatori ci dicono che il 2022 può essere un anno positivo per le costruzioni. Già dalla seconda metà di quest'anno, grazie soprattutto all'avvio degli interventi legati al Superbonus 110%, stiamo osservando ritmi di crescita che non vedevamo da oltre un decennio. Basti pensare che nel terzo trimestre del 2021 gli investimenti in costruzioni hanno registrato una crescita di circa il 9%. Un risultato impensabile fino a poco tempo fa. E devono ancora arrivare i corposi investimenti pubblici previsti dal Pnrr legati alla rigenerazione urbana e alla messa in sicurezza di territori e città così come previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Perché questo avvenga occorre però rimuovere alcuni ostacoli che rischiano di rallentare i lavori e di frenare la crescita. Caro materiali, mancanza di manodopera e un mercato poco qualificato e poco trasparente rischiano di ridurre la portata del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
2) L'aumento del costo delle materie prime rischia di frenare o rallentare pesantemente i lavori del Pnrr e gli effetti del Superbonus?
Quello che sta succedendo nel mercato dei materiali da costruzione è un evento eccezionale. Le nostre imprese stanno riscontrando aumenti indiscriminati che in alcuni casi superano il 200% in un solo anno, come nel caso del ferro-acciaio tondo per cemento armato. Questa situazione rappresenta un serio pericolo per la realizzazione delle opere del Pnrr. Le misure finora adottate per compensare il rincaro dei costi sono del tutto insufficienti perché limitate nel tempo e troppo esigue. Il caro materiali, infatti, è destinato a incidere ancora più pesantemente sui prossimi lavori che saranno messi a gara, i cui progetti sono stati redatti tempo fa sulla base di prezzari vecchi e incompatibili con i prezzi di mercato odierni. Ciò significa che avremo a che fare con gare sottocosto a cui le imprese non potranno partecipare, in quanto impossibilitate a presentare offerte congrue, e cantieri che si bloccheranno ancora prima di partire. Una prospettiva inaccettabile. Per questo motivo abbiamo recentemente scritto al Governo e a tutte le stazioni appaltanti affinché si trovi una soluzione emergenziale, per i bandi già pubblicati, insieme a un meccanismo di revisione dei prezzi strutturale per le opere future, in linea con quanto previsto da tutti i Paesi Ue.
3) C'è un tema sicurezza nei cantieri. Solo le imprese regolari e i lavoratori con un contratto regolare possono assicurare standard adeguati, pensando anche alla qualità. Cosa occorre per agire al meglio in tal senso?
La sicurezza è un tema fondamentale che da sempre seguiamo da vicino e con attenzione. Non possiamo restare con le mani in mano di fronte all'ennesima tragedia. Ci vuole una rinnovata attenzione sulla cultura della sicurezza e maggiore formazione. Ai fini della sicurezza, è indispensabile, infatti, che le imprese che eseguono lavori edili applichino il contratto dell'edilizia, che risponde a determinate regole e obblighi formativi molto stringenti in fatto di prevenzione degli infortuni. Oltre a questo è necessario fare in modo che le risorse investite dallo Stato siano impiegate attraverso imprese qualificate, come già avviene per i lavori del cratere del Terremoto dell'Italia centrale. Negli ultimi 6 mesi, infatti, con il boom del Superbonus 110%, sono nate dal nulla 11mila imprese con codice Ateco costruzioni. E' lecito chiedersi che tipo di imprese sono? Di quale organizzazione si sono dotate? Per fare il costruttore edile al momento basta andare in Camera di commercio e iscriversi, avendo null'altro che un ufficio e un numero di telefono. Non è possibile accettare che imprese senza organizzazione possano eseguire lavori complessi. Ecco perché abbiamo chiesto l'introduzione di un sistema che consenta solo a aziende qualificate la possibilità di aprire cantieri complessi, a partire da quelli legati ai bonus edilizi. Solo così si possono ottenere risultati concreti, il resto sono slogan senza fondamento.
4) Lo strumento del Superbonus ha comunque avuto effetti positivi sul settore. Come dobbiamo ragionare per il futuro, e cosa serve per dare prospettive solide al nostro settore?
Il Superbonus in particolare, e tutti i bonus dell'edilizia in generale, stanno letteralmente trainando il settore delle costruzioni fuori dalle secche di una crisi ultradecennale che ha decimato un intero comparto industriale. Bene quindi per il settore, ma bene soprattutto perché si tratta di misure che favoriscono la transizione ecologica e quindi il risparmio energetico. Nessuna politica di incentivazione a favore dell'efficientamento energetico e della transizione ecologica messa in campo negli ultimi anni ha funzionato come sta funzionando il Superbonus. Si tratta di quasi 70mila interventi per circa 12 miliardi di euro, con un aumento del 20% solo nel mese di novembre e la quota dei condomini che continua a crescere. Molto evidente è il risparmio energetico che ne deriva e la conseguente riduzione delle emissioni di CO2 di circa il 28% in più rispetto a quanto si otteneva con il vecchio ecobonus. In meno di un anno sono stati effettuati interventi su oltre 10mila condomini, contro 1.000 in 6 anni. Un risultato eccezionale che pone questo strumento al centro del processo di miglioramento della qualità edilizia del Paese. Non a caso il Vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, ha citato proprio il Superbonus adottato dal Governo italiano come esempio di politica industriale virtuosa in quanto concentra l'aiuto pubblico in interventi sostenibili. Bene quindi che, anche su nostro invito, il Governo abbia superato la logica del rinnovo annuale che non consentiva alle famiglie e alle imprese di programmare gli interventi. Ora però occorre occuparci della vera sfida: la rigenerazione urbana. Questi sforzi del Governo devono essere accompagnate da politiche di vera rigenerazione urbana e quindi alla demolizione e ricostruzioni di edifici energivori e a rischio sismico.
5) Ancora una volta nei momenti di crisi il ritorno alla crescita è passato innanzitutto per la riapertura dei cantieri. Le istituzioni, governo in primis, hanno chiaro il fatto che le cose stanno così?
Se nei primi 9 mesi del 2021 il Pil del Paese è cresciuto del +6,3% lo si deve principalmente a tutto il settore delle costruzioni e alla sua lunga filiera. Dobbiamo riconoscere che questo risultato è anche frutto del lavoro che è stato fatto dagli ultimi Governi che hanno riconosciuto finalmente dopo anni di latitanza il ruolo strategico del settore delle costruzioni per la crescita del Paese. Dopo anni di tagli agli investimenti le leggi di bilancio sono tornate a scommettere sulle costruzioni come motore dell'economia e i risultati che stiamo registrando oggi dimostrano che gli sforzi sono stati ampiamente ripagati. Ma per agganciare in modo solido la ripresa occorre garantire alcune condizioni di fondo come l'efficienza della Pa e lo snellimento del sistema decisionale. Portare a termine il percorso di riforme annunciato è determinante non solo per la compiuta realizzazione del Pnrr, ma per dare all'Italia un orizzonte temporale di sviluppo strutturale che vada oltre il 2026 e garantire così un futuro alle nuove generazioni.

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